E i beni scartati? Restano a casa

ECONOMIA / Scelte troppo discrezionali lasciano spazio ad accordi poco trasparenti. Senza contare che i beni rifiutati resteranno in carico al Demanio. Colloquio con Mauro Renna.

“Cambiare la destinazione d’uso di un bene oggi sarà più facile. Ma il rischio cricca è dietro l’angolo”, avverte Mauro Renna, ordinario di Diritto amministrativo all’Università dell’Insubria e partner dello Studio legale Leone-Torrani e Associati, il quale ha studiato pregi e difetti del nascituro federalismo demaniale.
“Sono state introdotte procedure semplificate”, spiega, “ma siccome c’è molta discrezionalità, le scelte compiute saranno poco controllabili. Il pericolo è che in alcune realtà le trasformazioni vengano fatte avendo già bene in mente i soggetti che poi potrebbero essere interessati all’acquisto”.

Fiumi e laghi a parte, a sindaci e governatori viene lasciata assoluta libertà su cosa scegliersi e cosa scartare dal menu del demanio. I beni e terreni rifiutati resteranno allo Stato. L’ennesima “bad company”?
“È proprio così. Alla fine uno richiede solo i beni interessanti. Quindi i beni patacche, quelli per nulla valorizzabili o sui quali bisogna investire troppo, tenderanno a restare dove sono. Si sarebbe potuto imporre agli enti di prendere l’intero pacchetto o nulla. Così come stanno le cose, invece, tutti gli “scarti” finiranno nel freezer del Demanio, nella speranza che un giorno i sindaci cambino idea”.

Il tesoretto demaniale è stato presentato come un regalo, ma non è proprio a costo zero…
“I trasferimenti in sé sono “gratuiti”, ma i fondi statali che spettano a regioni ed enti locali verranno diminuiti in misura corrispondente alla riduzione delle entrate dell’erario post-trasferimento. Quindi parlare di gratuità è improprio, perché una ricaduta ce l’avrà, non è a costo zero. Bisognerà vedere se gli enti locali, costretti a guadagnarsi da soli il pane, saranno più bravi dello Stato nel farli fruttare. Ma non sono così ottimista che questo sia possibile in tutto il Paese”.

(L’Espresso, 28/5/2010)