Vittorio Sgarbi: “Ritratto d’uomo di Antonello da Messina meglio della Gioconda: ha la stessa forza evocativa”

Stefano Pitrelli, L’Huffington Post

Vittorio Sgarbi

La Gioconda siciliana è il “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, ma qui dietro all’enigmatico c’è fondamentalmente un antipatico. Da salvare, parola di Vittorio Sgarbi.

Il ritratto, un olio su tavola, è conservato a Cefalù ma rischia di fare la fine dell’Arca nel primo film di Indiana Jones: perduta in un magazzino. Al Museo della Fondazione Culturale Mandralisca — denuncia l’Espresso — le porte restano aperte solo grazie alla buona volontà degli otto dipendenti, che da un annetto tengono aperte le porte ai suoi 20mila visitatori. Senza stipendio.

La volontà politica di un salvataggio teoricamente c’è, visto che lo stesso governatore Rosario Crocetta ha definito l’opera — d’accordo con l’amico di lunga data Sgarbi — “meglio della Gioconda: se ce lo rubasse la Francia diventerebbe un capolavoro internazionale”. Quindi ciò che manca è “solo” una soluzione pratica. Ma un’idea di salvezza la propone all’Huffington Post proprio il noto critico di storia dell’arte.

“Tempo fa Crocetta e io ci siamo trovati a convenire sul fatto che questo dipinto, ostaggio di un museo che non è messo in condizione di funzionare, potesse essere un simbolo della grande arte italiana, con la stessa forza evocativa della Gioconda. Che potesse diventare emblema della Sicilia, con la sua furbizia, l’astuzia, e tutto ciò che si lega all’abilità, inclusa la stronzaggine”.

gioconda

L’aria manifestamente provocatoria del personaggio ritratto da Antonello da Messina, racconta Sgarbi, ha fatto perfino sì che in passato qualcuno abbia reagito ad esso, “graffiandolo violentemente con 15 strisci poi restaurati che però si vedono ancora a luce radente, e che sono simbolo molto forte di un rapporto emotivo, diretto, suscitato dall’opera in chi la osserva. Quindi il dipinto porta con sé, oltre al volto piuttosto singolare del personaggio, un qualche sortilegio, un maleficio”.

Insomma, il presunto marinaio del ritratto sarà anche un gran provocatore, ma è soprattutto un’opera d’arte, e quindi va salvato. Come?

“A Cefalù mi risulta che arrivino 600 mila turisti l’anno, per ragioni prevalentemente balneari, e non più di 20mila di questi, forse meno, poi vanno anche al museo. Un flusso evidentemente insufficiente a garantirne la sopravvivenza. Ma se — argomenta Sgarbi — indipendentemente dalle stelle dell’albergo che lo ospita, ogni turista fosse tenuto a pagare un unico euro in più, quell’euro non rappresenterebbe una tassa di soggiorno, ma un’offerta speciale. A un prezzo cinque volte inferiore al costo dell’ingresso al museo”.

Non una tassa, quindi quanto uno scambio conveniente: “Se a tutti i turisti che vengono a dormire a Cefalù, insieme alla fattura e alle chiavi della camera d’albergo dai un biglietto, per quella cifra non se ne accorge nessuno. Per loro sarebbe un bonus, io intanto incamero 600 mila euro”. Sgarbi vede solo vantaggi. “Al turista offri due informazioni: uno, hai la possibilità di vedere un grande capolavoro della storia dell’arte. Due, il biglietto ce l’hai a prezzo iperscontato. Poi lui potrà non approfittarne, ma intanto ci hai guadagnato, e il museo la sfanga”.

Non chiamatela tassa di soggiorno: “Che vada in un ostello a 20 euro a notte, o in un albergo a 200, un euro è al massimo una mancia. E non gliela carpisci, è semplicemente un bene che ti offro. Un euro per Antonello, obbligatorio. Funzionerebbe, perché è una piccola città, come funzionerebbe ad Arezzo, dove c’è un bellissimo museo, ma nessuno ci va”.

Ora, che ne pensa Rosario Crocetta?

etsi omnes, ego non