Vendesi casa con patente

ECONOMIA / Un certificato verde per documentare il consumo energetico di un appartamento. E’ previsto da una legge del 2005 che era rimasta sulla carta. Ma poi la Lombardia è partita da sola. E ora sulla sua scia…

Al pari di un’automobile o di una lavatrice, la casa che stai per comprare consuma, perché durante l’inverno spendi per riscaldarla e in estate per tenerla fresca. E quanto dovrai sborsare in bolletta dipende da quelli che per i superficiali saranno solo degli spifferi, ma che si traducono in soldoni. Se finora gli italiani in cerca di unadimora questa domanda non se la ponevano, dal primo luglio avranno tutto ildiritto di chiedere quanto gli toccherà spendere di riscaldamento o per il condizionatore nella nuova casa. Sta infatti per entrare in vigore una norma che impone al venditore di dotarsi di un certificato energetico. Una specie di pagella che dà il voto all’appartamento in vendita e che già inizia a comparire, accanto al numero dei vani, negli annunci immobiliari. Il voto non è espresso in numeri, ma in lettere: si va dalla”A” alla “G”, dove la “A” sta per una casa che quasi non ha bisogno di riscaldamento (non è impossibile, anche se è ancora molto difficile) e la “G” invece per un appartamento-groviera, pieno di sprechi energetici.

I buchi che declassano l’appartamento li individua il “certificatore energetico”, ossia il tecnico specializzato che visita i locali, piantina alla mano, e calcola i consumi dell’abitazione da due punti di vista: l’isolamento termico e la qualità degli impianti. Quindi conta quanto è grande lo spazio dove si vive, come sono farti i muri, il pavimento e il soffitto, ossia tutte le superfici che consentono lo scambio di calore tra l’interno e l’esterno. Lo specialista analizza infissi, porte e finestre e persino i cassonetti delle tapparelle. Poi, passa agli impianti, per capire se la caldaia non sia più potente del necessario e quanto efficienti risultino le pompe che portano acqua ai termosifoni. Infine, il tecnico prende tutti i dati e li infila in un computer. Ne verrà fuori un consumo energetico per metro quadrato (vedi la tabella a destra) che identifica la classe di appartenenza. «Quando acquisti un automobile ti preoccupi sempre di sapere quanti chilometri farà con un litro di benzina. Adesso si saprà anche quanto consumano gli edifici», dice Ermanno Porrini del sindacato Federgeometri, specializzato nella certificazione energetica, «e questo finirà per incidere sui prezzi di mercato». «La patente verde, che avrà una durata decennale, da un lato incrementerà il valore degli immobili più efficienti, dall’altro non potrà che garantire maggiormente gli stessi consumatori », osserva Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato, che
proprio su questo fronte sta orientando l’attività di molte delle sue aziende. Vantaggi, sì, ma a che prezzo? Tutto dipende dalla quantità di lavoro richiesto al certificatore: un conto è studiare una casa già bella e fatta, un altro è andare in cantiere a seguirne i lavori. Il costo di una certificazione energetica parte da una tariffa base i 300 euro, ma può lievitare. «Facciamo
l’esempio di abitazioni già esistenti: per un appartamento di 90 metri quadrati la spesa si attesta intorno ai 400 euro», spiega Porrini, «mentre per una villetta di 160 metri raggiunge i 1.500». Per la maggior parte degli italiani tutto questo è di là da venire. Per i lombardi, invece, la certificazione energetica è già una realtà consolidata, e rappresenta un modello a cui le leggi nazionali potrebbero ispirarsi. Dove il governo non accompagna l’obbligo della certificazione con una sanzione in caso di omissione (vedere il riquadro in alto), il parlamentino guidato da Roberto Formigoni si ribella introducendolo nella regione, come è successo poche settimane fa. «Lo abbiamo fatto in accordo con l’ordine dei notai, che hanno accettato di esigere l’atto al momento della compravendita, con le associazioni di categoria, i sindacati e la stessa opposizione», spiega Massimo Buscemi, assessore lombardo allo Sviluppo sostenibile. «Finora abbiamo emesso 100 mila certificati energetici egià formato 8.500 tecnici specialisti. Nel giro di due anni e mezzo», conclude, arriveremo a pieno regime fra nuovo, usato e locazioni».

Anche altre regioni si sono mosse nella stessa direzione. Liguria, Emilia Romagna e la provincia autonoma di Bolzano hanno già regolato l’obbligo del certificato. E presto ci arriveranno anche il Piemonte e la provincia di Trento. Si sta così creando uno scenario a macchia di leopardo, con quasi tutto il Nord a fare da battistrada verde e il Centro-sud che resta immobile.
Proprio questa disparità ha ridato fiato ai nemici della patente verde. La Confedilizia, l’associazione dei proprietari di case, che fa il tifo contro il certificato, visto solo come un altro balzello da pagare, facendosi forte del parere del costituzionalista Vittorio Angiolini, sostiene che l’entrata in vigore della norma statale fa da ghigliottina per quelle regionali. Con tanti saluti alla bioedilizia al di sopra del Po. Questa situazione di caos ha un responsabile ben preciso: il governo. E dal 2005 che ben tre ministeri (Sviluppo economico, Ambiente e Infrastrutture) devono emanare le linee euida valide per tutta l’Italia (previste da una legge) per redigere la pagella verde delle case. Invece, a oggi non esiste alcun modulo prestampato, e geometri o ingegneri si troveranno a dover inventare il documento. «Tutta questa incertezza e questi ritardi sono una cosa indegna», sbotta il presidente della Confediiizia, Corrado Sforza Fogliani: «Siamo trattati da cittadini del Terzo mondo. Non è possibile che nessuno sia in grado di dirci che cosa bisogna fare. I notai ripetono che a pagella verde è necessaria, ma a pagare saremo noi proprietari». Opposto il punto di vista di Silvestrini, convinto che per le circa 50 mila piccole e medie imprese italiane impegnate nell’edilizia sostenibile questa svolta verde «rappresenterà un fattore d’incremento della competitività e la prospettiva di nuova occupazione».

Oltre alla questione dell’obbligo della patente verde, un altro aspetto finora trascurato dalla legge è il conflitto di interessi che rischia di verificarsi tra proprietario di casa e certificatore. Lo spiega un ingegnere napoletano: «Una classificazione energetica alta può gonfiare artificiosamente il prezzo della casa in vendita». E lo conferma Porrini: «Per essere attendibile, la certificazione energetica deve essere rilasciata da esperti o organismi terzi, estranei alla proprietà». Come accade in Lombardia, dove l’albo dei certificatori si sta dotando di ispettori proprio per vigilare sul rischio di irregolarità. Insomma, per la maggior parte degli italiani quello di una casa di “classe A” oggi resta un sogno. Ma c’è anche chi sta attivamente lavorando perché l’edilizia sostenibile entri a far parte della nostra cultura. È il caso di un progetto nato in seno alla Incerpi, un’impresa di Pistoia dove si lavora al prototipo di una “casa passiva”: quella che produce da sé l’energia di cui ha bisogno. «Vogliamo fornire alle imprese un servizio che permetta di costruire abitazioni che rispettino l’ambiente e siano confortevoli», dice Federico Incerpi, vicepresidente e figlio del titolare, Rinaldo. In questa casa
ideale, i tetti verranno realizzati in fibre di cocco, le tegole saranno pannelli fotovoltaici, le finestre si oscureranno da sole a seconda dell’intensità della luce e cattureranno i raggi solari. E il calore verrà diffuso attraverso il pavimento, i battiscopa, le pareti o il soffitto.

(L’Espresso, 18/6/2009)