Candidati a valanga

ATTUALITA’ / È matematico: più batte la crisi, più cresce la fame del posto inattaccabile per antonomasia, quello pubblico.

Lo dimostra il diluvio di domande che ha sommerso le poche amministrazioni che ancora fanno concorsi. Ad esempio la Banca d’Italia, che ha chiuso i termini per l’ultimo bando: 40 contratti a tempo indeterminato per il ruolo di vice-assistente, il grado più basso della carriera operativa, che consiste nella registrazione e archiviazione dei documenti. Un lavoro non proprio sexy, che non richiede grosse specializzazioni (basta la licenza media) e con uno stipendio tutt’altro che da nababbo, circa 1.200 euro al mese. Ebbene, a via Nazionale si sono trovati spiazzati per la folla che ci ha provato: alla fine sono arrivate ben 163.700 domande. Come se i cittadini di una città medio-grande come Reggio Emilia avessero deciso tutti assieme di tentare la fortuna per una seggiola a palazzo Koch.

Almeno in questo caso tentar non è costato nulla, visto che la domanda si poteva fare comodamente da casa, via Internet e senza marca da bollo. Una montagna di carte e bolli, invece, si è depositata sulle scrivanie del Comune di Roma, che il 25 marzo ha chiuso 22 bandi pubblicati a fine febbraio per 1.995 posti di lavoro nei settori più disparati, da esperto di gestione delle entrate a esperto in merceologia delle derrate agroalimentari, da architetto a ingegnere, da funzionario di biblioteche a statistico, da dietista a restauratore conservatore, da geologo a istruttore della polizia municipale, a insegnante della scuola dell’infanzia. A Roma è stato come se l’intera città di Catania venisse a bussare: 300 mila le richieste pervenute. Ciascuno dei richiedenti, per tentare la fortuna ha però dovuto acquistare l’equivalente di cinque gratta e vinci, ossia 15,33 euro così ripartiti: 10,33 in tasse se ne vanno nelle casse della tesoreria del Comune, e cinque euro per la raccomandata che devi inviare con ricevuta di ritorno. Il che significa tre milioni e rotti interamente impiegati per svolgere le spese procedurali (fra prove selettive e l’avanti e indietro di altre raccomandate varie), e un pensierino da milione e mezzo di euro per le Poste. Invece di un semplice click.

(L’Espresso, 4/6/2010)