La setta del lardo di colonnata

Chicco Testa è stato il leader di Legambiente nelle battaglie contro il nucleare.  Oggi come manager si occupa di energia e fonti rinnovabili. Ed è critico verso il movimento ecologista.

I verdi in Italia sono alle corde. Che succede?

“I governi di tutto il mondo hanno messo le priorità ambientali, a cominciare dal famoso effetto serra, nelle loro agende. Le tematiche ambientali sono diventate acquisite nei sistemi di decisione, a destra e a sinistra. A Copenhagen per esempio i protagonisti erano da una parte Obama, dall’altra Sarkozy e la Merkel”.

Vuole dire che gli hanno tolto il marchio di fabbrica?

“Sì, e i verdi hanno fatto molta fatica a riorganizzarsi, a sviluppare un pensiero nuovo. In Francia Daniel Cohn-Bendit è riuscito nell’operazione di supplenza di un partito socialista in crisi, ma su posizioni molto atipiche per la sinistra tradizionale. I verdi italiani, invece, sono segnati da una forte dose di settarismo e sinistrismo anticapitalista. Messi nell’angolo, fuori dal tempo, non riescono a resettare l’agenda, e ripetono lo stesso identico messaggio da vent’anni, quello un po’ catastrofico e millenarista. Un pensiero invecchiato”.

C’è spazio per un rinnovato partito verde?

“Non credo. Da noi non ci sono né i leader né le idee. Personaggi come Stewart Brand, un guru dell’ecologia, rinnovano l’ambientalismo occupandosi della vita nelle grandi megalopoli. E noi stiamo qui a parlare dei parchi nazionali. Il pensiero
verde da noi è diventato elitario, pensa alle cipolle di Tropea e al lardo di Colonnata. Ma di quello che mangiano e bevono le cose normali, della gente comune, non si occupa nessuno”.

Sul nucleare lei ha cambiato idea, destando scalpore…

“È successo che leggendo e riflettendo ho capito che fra l e opzioni che dobbiamo tenere in considerazione c’è anche il nucleare. Quanto pesano le rinnovabili nella produzione di energia elettrica mondiale? Meno del due per cento. Il 40 per cento viene da carbone e sommando gas e petrolio si arriva al 70 per cento. Di fronte a questa situazione non usare il nucleare è un peccato di mancato ambientalismo”.

(L’Espresso, 2/9/2010)