Il clone è già nel piatto

PRIMO PIANO / Mentre la politica si spacca e le lobby fanno il loro lavoro, gli italiani il transgenico lo mangiano già. Non in grandi quantità, certo, e in percentuali piuttosto limitate: tuttavia non tutto quello che mettiamo sotto i denti è ogm-free. E neanche il biologico si salva completamente.

Un report del ministero del Lavoro e della Salute fotografa la presenza di mais e soia transgenica negli alimenti venduti sul mercato italiano. Nel 2007 su un campione di 700 controlli, il 9,3 per cento ha dato esito positivo (vedi tabella a fianco). Con la famosa soia ‘Roundup Ready’ firmata Monsanto a farla da padrone: tracce sono state trovate nell’omonimo latte, in biscotti, salatini e integratori dietetici. Meno diffuso il mais, presente principalmente nella farina con cui si fa la polenta. Si tratta di percentuali contenute, che ai consumatori non vengono neanche segnalate, perché sotto lo 0,9 per cento del peso complessivo del prodotto. Solo al di sopra di questo livello infatti, la legge impone l’indicazione obbligatoria nell’etichetta. Ma neanche quando al supermercato si acquistano merendine e farine sullo scaffale dei cibi biologici si può esser certi: su 97 controlli la luce rossa s’è accesa tre volte, e sempre per prodotti a base di soia. Con gli alimenti importati la possibilità di incappare in ogm aumenta: nei porti di Venezia e Livorno sono stati trovati granella di mais e olio di soia con percentuali che scavalcano il 5 per cento. Come stiano le cose al Centro-sud è invece impossibile saperlo, purtroppo. I tecnici della Salute segnalano che ben cinque regioni i controlli non li hanno proprio fatti: sono Abruzzo, Molise, Basilicata, Sicilia e Calabria.

(L’Espresso, 4/9/2008)