Jonny D’Andrea, eroe di guerra giura fedeltà a Berlusconi. Punta sul fascino della divisa, ma viola il codice militare

Stefano Pitrelli, L’Huffington Post

Jonny D'AndreaDi fronte agli anziani di Cesano Boscone Silvio Berlusconi potrà “appuntarsi al petto” una medaglia d’oro, seppur presa in prestito. Quella di Jonny D’Andrea, un eroe di guerra italiano che al Corriere della Sera dichiara di giurargli personalmente fedeltà “nello stesso modo” in cui ha giurato fedeltà alla Repubblica italiana. E lo fa con ancora indosso una divisa che per legge avrebbe già dovuto svestire.

Lo scorso gennaio il caporal maggiore D’Andrea era in piedi in divisa davanti al sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano per ricevere un’altissima onorificenza, del genere che difficilmente si ha la possibilità d’indossare da vivi: la medaglia d’oro di vittima del terrorismo.

Nell’agosto del 2011 infatti, il paracadutista Jonny si trovava in Afghanistan, nel distretto di Bala Baluk, e durante un’imboscata dei talebani aveva rischiato la propria vita per portare in salvo due commilitoni gravemente feriti, attirando su di sé il fuoco nemico.

Solo pochi giorni fa invece, il candidato alle europee Jonny D’Andrea era in piedi a farsi fotografare — sempre in divisa — insieme al coordinatore abruzzese berlusconiano Nazario Pagano, con una bandiera di Forza Italia che sventolava alle loro spalle, e quella medaglia d’oro che spiccava su tutto il resto.

“È la vera novità di questa campagna elettorale – l’ha definito Pagano — la cui scelta è nata dopo una telefonata avuta con Silvio Berlusconi, che per le elezioni europee mi ha chiesto una candidatura ‘speciale’ dal territorio”. All’undicesimo posto dopo Raffaele Fitto, capolista forzista per la circoscrizione meridionale, e Clemente Mastella.

Le fotografie in questione sarebbero rimaste private, se non fossero state orgogliosamente twittate dallo stesso Pagano.

Peccato che il codice dell’ordinamento militare in proposito parli chiaro: un militare che legittimamente decida di fare politica, la divisa dev’essersela già tolta e lasciata in armadio, come del resto un magistrato con la sua toga, che è allo stesso modo simbolo del servizio svolto per lo Stato.

Art. 1483 Esercizio delle libertà in ambito politico 

1. Le Forze armate devono in ogni circostanza mantenersi al di fuori dalle competizioni politiche.

2. Ai militari di cui all’articolo 1350 [che al punto C include coloro che “indossano l’uniforme”, ndr] è fatto divieto di partecipare a riunioni e manifestazioni di partiti, associazioni, anche sindacali, e organizzazioni politiche, nonché di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, sindacati, organizzazioni politiche o candidati a elezioni politiche e amministrative.

“Questo riconoscimento mi onora”, commentava D’Andrea il giorno in cui ha ricevuto quella medaglia, “soprattutto perché sono ancora qui pronto a servire il mio Paese”. E più precisamente, come riporta oggi il Corriere: “Nello stesso modo in cui ho giurato fedeltà alla Repubblica italiana io adesso giuro fedeltà a Forza Italia e al presidente Silvio Berlusconi”.

Di fronte al caso D’Andrea Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari, denuncia: “Quest’uomo va destituito. Altro che servire il suo Paese. Così più che altro si mette al servizio della partitocrazia, fregandosene di regole e norme che ha giurato di rispettare. E in più mette un’onorificenza che a tanti è costata la vita al servizio di un simbolo politico su cui campeggia il nome di un condannato. Al quale giura addirittura fedeltà. Tutto ciò non può che avere una sola conseguenza — chiede il segretario del PdM — la revoca della medaglia che gli è stata concessa e il suo allontanamento dalle Forze Armate”.

D’Andrea non è il solo militare a tentare — o ritentare — la strada della politica in vista delle europee. Come Alessandro Casertano per l’Italia dei ValoriLuca Papini per la Lega Nord e Sandro Pappalardo per Fratelli d’Italia, senza dimenticare l’attuale sottosegretario alla Difesa, generale Domenico Rossi dei Popolari per l’Italia.

“Purtroppo — argomenta Comellini — ci sono altri militari che, pur non sfoggiando divise e medaglie, mettono ancora una volta il loro incarico di rappresentanti dei militari al servizio di questo o quel partito, violando quindi le regole e i principi di estraneità delle forze armate alle competizioni politiche. Per i militari ci sono delle limitazioni, e fin tanto che esistono vanno rispettate. Invito il ministro della Difesa a trarne le conseguenze”.