La visita è meno fiscale

ATTUALITA’ / Doveva essere l’altro perno della rivoluzione brunettiana, e invece al ministro ha provocato più grattacapi che altro, tanto da costringerlo a intervenire per correggere la norma. Stiamo parlando dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di mandare la visita fiscale, anche per un solo giorno di malattia, obbligo introdotto lo scorso anno dalla famosa legge 133. Alla prova dei fatti, le cose non sono andate proprio per il verso giusto.

Da un lato le Asl, cui spetta fare i controlli, sono state subissate dalle richieste degli enti, e hanno pensato bene di risolvere il problema mandando in giro solo i medici disponibili, e pazienza. Prima dell’estate, ad esempio, l’Asl di Brescia poteva ‘evadere’ solo la metà delle richieste. Dall’altro lato, l’obbligo di legge è presto diventato un ulteriore aggravio di spesa per

le singole amministrazioni, costrette a pagare circa 50 euro per ogni visita fatta dalle Asl. Ad andare in difficoltà sono state soprattutto le scuole, che – come osserva Maria Domenica Di Patre della Gilda degli Insegnanti – “già non navigano nell’oro e fanno fatica a comprare carta e pennarelli per gli studenti”. Più spine che rose, evidentemente, tanto che Brunetta si è visto costretto a correre ai ripari: nel decreto anticrisi approvato prima della pausa estiva è stato inserito un articolo che si limita a passare il cerino alle singole Asl. Saranno loro a farsi carico del costo delle visite: peso notevole che inoltre dovranno sostenere da sole, perché dallo Stato non vedranno arrivare neanche un centesimo.

Altra piccola correzione di rotta riguarda l’orario in cui il dipendente in malattia deve farsi trovare in casa: si torna indietro, passando dalle attuali 11 ore (cosa che ha fatto gridare agli ‘arresti domiciliari’ da parte dei sindacati) alle vecchie quattro ore, suddivise in due fasce giornaliere dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

(L’Espresso, 10/9/2009)