Guerra alla benzina low cost

ATTUALITA’ / Prezzi dei carburanti in continuo rialzo. Risparmi possibili nei distributori ‘no logo’ o dei centri commerciali. Eppure le Regioni fanno ostruzionismo agli impianti ‘bianchi’.
 


Gli automobilisti perennemente in fila all’Iper di Castelfranco Veneto lo sanno bene che far benzina lì è conveniente. Soprattutto in vista di esodi particolarmente dispendiosi, come quello del 1 maggio. E si capisce: lì si risparmiano una quindicina di centesimi al litro, pressoché un record. I distributori low cost sono infatti l’unico baluardo contro il caro carburante, e farebbero risparmiare agli italiani più di 2 miliardi e mezzo di euro l’anno. Peccato che, come denuncia l’Antitrust, le Regioni facciano ostruzionismo. Giocando di sponda con le lobby di compagnie e benzinai.
Gli aumenti a orologeria, che hanno portato il prezzo della super oltre 1,44 euro al litro, rischiano di diventare una ricorrenza. Perché sono solo il sintomo più evidente di un mercato dove tutti ci guadagnano (dalle compagnie fino al più piccolo benzinaio), e l’unico a rimetterci è il consumatore. “Non servono giri di parole: il mercato non funziona e le rendite si annidano ovunque. Bisogna finalmente avere il coraggio di cambiare le cose”: ad affermarlo è Roberto Sambuco, il Garante per la sorveglianza dei prezzi.

MAPPA INTERATTIVA l’elenco dei benzinai low cost

Prima di tutto perché gli italiani pagano il carburante molto di più degli altri cittadini europei. Lo ‘stacco Italia’ ossia la differenza di prezzo con la media europea è di 3-4 centesimi al litro, secondo gli ultimi dati del ministero dello Sviluppo economico. Ma non solo. Mister Prezzi sostiene che la cifra che gli automobilisti sono costretti a pagare in più sarebbe ancora più alta, circa 6 centesimi al litro. Sembra poco, ma non lo è: secondo le stime di Altroconsumo, che ha esteso questi sei centesimi ai consumi totali di benzina e gasolio, chi viaggia nel nostro Paese si ritrova a sborsare più di 2,6 miliardi di euro l’anno per le inefficienze del mercato, ossia lo 0,17 per cento del Pil. Tradotto nel quotidiano, ecco quanto potrebbe risparmiare una famiglia: per quattro persone con due auto (una diesel con un consumo di 50 litri a settimana, l’altra a benzina con un consumo di 15), sei centesimi in meno significano 203 euro in più all’anno in tasca.

Una parte dei 2,6 miliardi scivola direttamente nelle casse delle compagnie petrolifere: Sambuco attribuisce a loro 2 dei 6 centesimi di extra-profitto. E questo perché in Italia ci sarebbe una specie di cartello ‘implicito’. “Le compagnie non hanno nemmeno bisogno di telefonarsi per fissare il prezzo”, rileva Mister Prezzi: “avviene tutto automaticamente, l’ho capito seguendo l’andamento delle quotazioni negli ultimi anni. Le società più piccole seguono i prezzi indicati dal leader di mercato. Quando si muove Agip, al ribasso o al rialzo, si muovono anche loro”. Proprio come in uno stormo di uccelli: uno guida, gli altri seguono. Non sono solo Agip e sorelle, però, ad approfittarsi della situazione. Per il Garante, gli altri 4 centesimi che gli italiani ‘regalano’ per ogni litro di benzina vanno divisi equamente fra benzinai e chi si occupa di stoccaggio e distribuzione. Insomma, quando un automobilista fa benzina sono in tanti a fare il pieno.

Il consumatore più attento, però, sa che per risparmiare la fila è meglio farla altrove. E per tutti gli italiani che non hanno la possibilità di farsi una gita nell’ultra-economica Slovenia (come i goriziani, che ogni giorno espatriano per spenderci 60 mila euro in carburante) basta rivolgersi all’universo parallelo dei distributori low cost, che va dalla galassia delle 1.400 pompe bianche ‘no logo’ alle 100 nei centri commerciali. Come Energia Siciliana, Omv, Beyfin, H6, Repsol e le altre. Il sito Prezzibenzina.it permette di scoprire che, facendosi servire nei dieci impianti mestrini del neonato marchio Vega, la benzina la compri a 1,339, cioè 7 centesimi meno che dall’Ip. Se poi di viaggiare spendendo meno non te ne importa, il risparmio è il medesimo alle pompe Ratti, piuttosto che a quelle Agip.

“Nei nostri otto benzinai si paga dai 5 ai 10 centesimi in meno”, spiega Camillo De Berardinis, ad Conad: “Questo ha portato a una quantità di erogato dieci volte superiore alla media. Un nostro distributore a Modena vende quanto gli altri riescono a fare in autostrada: 12 milioni di litri l’anno contro la norma di uno e mezzo-due”. Ma come si fa a fare prezzi più bassi? “All’inizio ci siamo rivolti in Francia, stringendo una partnership con la catena E.Leclerq. Oggi ci limitiamo a comprare sul mercato italiano l’offerta più vantaggiosa, anche perché acquistando all’ingrosso non abbiamo passaggi intermedi”.

Per non parlare dei vantaggi di un ‘basso profilo’ e di una struttura più agile di quelle dei colossi, anche perché pubblicità, tesserine e punti fedeltà costano. Pure al consumatore ‘premiato’. Ce lo conferma Paolo Pittini, azionista dei pionieri friulani di Fly: “Noi siamo 3 centesimi sotto la media. Ce lo possiamo permettere solo perché siamo funzionali al massimo, senza strutture piramidali, e senza i costi del marketing. Mentre per le grandi compagnie l’apparato burocratico incide tanto, e quei costi da qualche parte vanno spalmati”.

Alla Coop, invece, di pompe di benzina per ora ne hanno solo tre in tutta Italia, ma la formula da adottare sembra chiara: “Un impianto in un centro commerciale è una calamita. Se fai un prezzo più basso, l’automobilista si fa consumatore”, spiega il presidente Aldo Soldi. Lo sanno bene quelli di Conad, che dubbi non ne hanno: il futuro in Italia somiglierà al presente in Germania, dove l’accoppiata è di norma. “Noi siamo partiti così”, spiega De Berardinis: “All’inizio la benzina era un prodotto civetta, serviva ad attrarre clienti. Oggi invece è diventato un affare vantaggioso”.

Il benzinaio ci guadagna, l’automobilista risparmia, ma le pompe low cost sono ancora l’eccezione: perché? Un indizio ce lo fornisce un parere dell’Antitrust, che dimostra come la liberalizzazione venga smontata a livello locale. In Piemonte, Lombardia, Friuli, Sicilia ed Emilia, ad esempio, si è deciso che una pompa di benzina può nascere solo se offre anche il Gpl: un bene per l’ambiente, ma un bell’ostacolo per chi vuole aprirne una. Perché così ci vogliono impianti più grandi, e costi superiori: “Quelle norme regionali impongono obblighi asimmetrici ai nuovi entranti, reintroducendo le barriere che la legge nazionale aveva rimosso”, conclude Catricalà. Lo Stato dà, la Regione toglie, con grande soddisfazione delle lobby.

No, la benzina low cost ai nostri amministratori non piace. Il Codacons è persino dovuto passare dal Consiglio di Stato per riuscire a strappare una lista completa delle pompe bianche italiane, pubblicandola on line. “È vergognoso che il ministro dello Sviluppo, che ha la competenza sui prezzi della benzina, non sia il primo a svolgere questo censimento per stimolare la concorrenza”, chiosa il presidente Carlo Rienzi.

 

(L’Espresso, 6/5/2010)