Dallo scantinato al Grand Hotel, la hit parade delle carceri

Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, L’Espresso

DOSSIER / Carceri fatiscenti. E carceri a cinque stelle. Celle minuscole e umide. E isole senza sbarre. “L’Espresso” ha cercato di districarsi fra le oltre 200 carceri italiane e ha stilato una classifica degli istituti: i peggiori e i migliori (in verità i meno peggio).

MARASSI A 5 SBARRE. In una guida ai penitenziari da evitare, un posto d’onore lo occupa il Marassi di Genova, ottocentesco per concezione e atmosfera (di pochi giorni fa un caso di tubercolosi). Nelle statistiche 2011 della Uil Penitenziari la struttura spicca in tutte le categorie: personale aggredito, autolesionismo, scioperi della fame, suicidi e tentati suicidi. Gli ultimi due a metà gennaio, fermati dagli agenti, in carenza di organico del 30 per cento. Che devono tenere a bada 800 detenuti, stipati in uno spazio che può tenerne poco più della metà.

FUGA DALLA REGINA. È recente l’acrobatica fuga di due rapinatori dall’ex convento secentesco di Regina Coeli, una delle galere più affollate, con 1.200 detenuti contro i 700 regolamentari. Sbarre segate e lenzuola annodate per sfuggire a quello che i detenuti descrivono a Radiocarcere come un inferno: «Nelle nostre celle si sta in dieci. Ammucchiamo i vestiti sotto le brande o dentro i sacchi dell’immondizia, non abbiamo sapone né detersivi, e per
pulire usiamo gli indumenti come stracci».

NEL GIRONE DI AVERSA. Quello di Aversa è un ospedale psichiatrico giudizario. I dati Uil riportano, nel solo 2011, tre suicidi e 23 agenti feriti (record italiano). Celle in condizioni pessime, letti arrugginiti, finestre divelte e nel bagno una bottiglia fa tappo contro i ratti. Pareti, pavimenti, soffitti scrostati, macchie di umido, armadietti vetusti. Ovunque cumuli di sporcizia, residui alimentari e un pungente tanfo d’urina, descrivono Ignazio Marino e la radicale Donatella Poretti.

LE SARDINE DI PIAZZA LANZA. Il Piazza Lanza di Catania è uno dei penitenziari più saturi d’Italia con 569 detenuti contro 155 posti letto. Vito Pirrone, penalista catanese, descrive un luogo soffocante: «Le celle che ho visitato sono al massimo 4 metri per 4, con 10 anche 14detenuti. Nel 2010 non c’erano materassi, così per dormire si usavano i tavoli». Al Nicito, il reparto di isolamento, la “a bocca di lupo” è a 4 metri, mentre la “stanza” è un rettangolo 2 per 3, con gabinetto alla turca senza areazione.

MODELLO BOLLATE. A Bollate, vicino a Milano, gli oltre 1.100 detenuti non se la passano male. Le celle sono aperte per tutta la giornata, con cucina, frigo e tv. I corridoi sono abbelliti dalle piante del vivaio interno. Con il miracolo fatto da Lucia Castellano, direttrice fino allo scorso anno: far lavorare più della metà dei reclusi. C’è l’artigiano, il pellettiere ma anche un capannone gestito da un’azienda che ripara i telefonini. Così, un detenuto ha più chance di trovare lavoro quando esce.

ORVIETO, CARCERE VIP. Fra le carceri più ambite c’è Orvieto, il preferito da politici e vip. Qui si voleva costituire il deputato del Pdl Alfonso Papa, ma finì invece a Poggioreale. A Orvieto sono passate molte facce note, come il fotografo Fabrizio Corona, arrestato per il denaro falso trovato nella sua Bentley. Una fascinazione, quella della cittadina umbra, che risale ai tempi di Mani Pulite: qui fu recluso nel 1995 Walter Armanini, ex assessore milanese e primo condannato definitivo di Tangentopoli, noto per la love story con l’attrice Demetra Hampton.

DOLCE PADOVA. Un istituto dove quasi tutti lavorano è il Due Palazzi di Padova. Come a Bollate, ci sono cooperative che danno l’opportunità di imparare un mestiere. Fiore all’occhiello è il laboratorio di pasticceria. Qui la specialità è il panettone alla birra, tanto buono da entrare al quinto posto nella top ten del Gambero Rosso. E quest’anno i 120 che ci lavorano hanno avuto un’ordinazione davvero speciale: da parte del papa.

(L’Espresso, 3/2/2012)